domenica 11 ottobre 2015

Problematiche nel Percorso di Liberazione durante il Freedom Tunnel - La non espressione di Sé nella creatività - Almalibre Rebelde


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Come abbiamo detto più volte il Percorso di Liberazione nato dopo la scoperta della double-matrix che cambia la storia dell’uomo, liberandolo per sempre (CLICCA QUI PER RICEVERE GRATUITAMENTE LA PARTE PRIMA DEL LIBRO CHE NE PARLA) è paragonabile sul piano visivo a un tunnel, al cui interno si trovano porte in consecuzione, fino all’uscita.
Le porte rappresentano i Gangli di matrice-schiavizzante che non hanno consentito all’individuo che percorre il Freedom Tunnel di esprimere il Sé nella sua vita, ossia di esprimere il genotipo originario dell’uomo, e ciò sia a causa di memorie-blocchi dovuti alle esperienze in vita che hanno creato Modelli Operativi Interni –MOI- ripetitivi, e sia a causa di memorie epigenetico-genealogiche.
Tra le varie porte che non sono visibili al protagonista della propria liberazione e che devono essere scorte e indicate dalla Guida della Liberazione del Sé (vedi la Scuola per Guide della Liberazionedel Sé), ve ne sono alcune molto più spesse e difficili da aprire rispetto ad altre. 
In questo articolo analizziamo quella della “non espressione di sé, nella creatività” che impedisce la creazione di se stessi; perché è creare se stessi esfoliandosi dalle vecchie pelli di matrice che porta a nascere e ad uscire dalla piattezza di una vita già scritta.
Per quanto questa porta sia conseguenziale a quella della coppia, che porta alla continua attenzione verso gli altri e non verso sé, e  a quella del senso di inadeguatezza, che porta al non sentirsi adeguati in generale e quindi al blocco aprioristico all’azione, una volta superate le prime due diviene una porta a sé. E come tutte le volte che ci trova davanti a una porta del Freedom Tunnel si attiva la matrice-schiavizzante che cerca, approfittando dello stallo in cui si trova il protagonista mentre osserva la sua porta, di riconfigurarsi.
La non espressione di sé, sul piano creativo, consente alla matrice-schiavizzante di recuperare parte del terreno perduto, facendo continuare l’attore a vivere nella dimensione della connessione con le altre cellule-uomo schiave; quella dimensione in cui si fa nulla che non sia utile alla matrix.
Difatti cosa potrebbe fare un individuo liberato se non creare?
Viceversa l’attore, avendo finalmente la possibilità di creare cose, scenari ed eventi che fluiscono dalla sua vera Essenza libera, si trova come paralizzato di fronte a un qualcosa che non ha mai fatto nella sua vita: esprimere Sé.
In questi casi l’azione terapeutica rivolta a se stessi non deve sfociare in una forzatura; perché se c’è il blocco vuol dire che sono ancora molto attivi i Gangli coppia e/o senso di inadeguatezza e/o quello li e domani, relativo al rapporto col danaro che porta a una creatività output di matrice; e quindi è necessario rimboccarsi le maniche e tornare a lavorare su quei Gangli e sugli altri correlati, utilizzando anche la meditazione profonda e il silenzio interiore dal chiacchiericcio di matrice.
Fino ad allora la vibrazione del “bisogno degli altri” continuerà a essere il centro della personalità (personalità che altro non è, se non il programma-schiavizzante) che a sua volta continuerà ad emanare energia di aggancio e/o di apatia, a seconda dei casi.
Creare se stessi facendo emergere il proprio Sé, è uno dei passi fondamentali nel percorso e richiede impegno e disciplina, soprattutto nella fase iniziale, in cui il tenere sotto controllo gli impulsi provenienti dal proprio programma-schiavizzante è la condizione indispensabile per la riuscita.